martedì 15 ottobre 2013

Italia-Armenia tra fischi all'inno e il silenzio per la Terra dei Fuochi

La nazionale italiana di calcio arriva a Napoli per affrontare questa sera l'Armenia. Non ci veniva da 7 anni e diciamo che la FIGC non ha scelto proprio la partita di cartello per portare la selezione azzurra al San Paolo. Italia-Armenia vale poco dal punto di vista dello spettacolo e del fascino sportivo e niente dal punto di vista del risultato, visto che gli azzurri sono giá qualificati da un mese al mondiale in Brasile 2014.
I motivi di interesse di questo incontro vanno ricercati altrove dunque. Napoli ritrova l'Italia, dopo tanti anni di assenza sia sportiva che istituzionale.

Napoli nel 2013 é una metropoli al collasso, divorato da un debito enorme e soprattutto dal dominio incontrastato della criminalitá organizzata. Nell'ultimo mese é ritornato alla ribalta il tema dello sversamento abusivo di rifiuti, che ha fruttato alla Camorra dei Casalesi diversi miliardi di Euro, fatto risparmiare centinaia di migliaia di Euro alle imprese altamente inquinanti dell'Italia settentrionale e del Nord Europa e provocato un innalzamento drammatico del tasso di malati da cancro in un area ben specifica della regione.

Non sono stati i giornali, non il parlamento, nè tantomeno i governi che si sono succeduti a portare alla ribalta questo drammatico stato di cose, ma un mite prete di Caivano, a cui lego anche alcuni ricordi della mia breve parentesi religiosa nella parrocchia del mio paese di origine. Don Maurizio Patriciello si é auto nominato parroco della "Terra dei Fuochi",un'ampia fascia di territorio campano un tempo noto come Campania Felix o Terra di Lavoro, letteralmente imbottito di veleni dalla Camorra. Stasera una parte del pubblico del San Paolo porterá la propria presenza per sollevare la questione a livello mediatico. L'iniziativa "San Paolo in lutto", cercherá di sensibilizzare l'opinione pubblica facendo indossare agli spettatori maglie nere e restando in silenzio mentre entrano le squadre in campo: https://www.facebook.com/events/204850306352486/?fref=ts

Come si sia potuti passare dalla definizione di Felix a quella davvero triste di Terra dei Fuochi, e non per via del vulcano, ma a causa delle esalazioni nocive che provengono dalla combustione abusiva e continuata di materiali tossici, é una storia lunga qualche centinaio di anni e merita altro spazio rispetto a questo modesto blog. 

Il fatto é che l'Italia di calcio arriva a Napoli in uno dei momenti in cui il disamore verso una nazione matrigna ha raggiunto uno dei suoi picchi massimi. Non é improbabile che invece del silenzio, molti napoletani sceglieranno di fischiare l'inno, come giá successo a Roma l'anno scorso, durante la finale di coppa Italia. I dissapori di un processo unitario sbagliato nei presupposti giá nel 1861  e continuato peggio, perché la politica e le lobby del paese hanno preferito usare il Sud come benzina per lo sviluppo del Nord e hanno usato dolosamente le mafie per tenere la parte meridionale del paese sotto controllo, tollerando delitti, abusivisimi di ogni genere e lavoro nero su vasta scala.  

Oggi Napoli almeno é consapevole di non essere stata sempre quella che é oggi, una metropoli allo sbando. I napoletani hanno ri-scoperto di avere un passato ben più onorevole e un futuro forse più roseo, se solo riusciranno a riscattarsi dal giogo di una mentalitá nazionale malsana, che ha solidificato un vero e proprio complesso di inferioritá in tutti i meridionali. Il riscatto é lungo e non avverrà certo stasera in un San Paolo semi-deserto, che non ha tanta voglia di vedere la nazionale, dove pure, per una casualitá storica, gioca un calciatore napoletano del Napoli, Insigne. Fischiare l'inno servirá solo ai media nazionali e alle istituzioni per poter calare la mannaia sulla cittá simbolo di indisciplina e di inciviltá. Spero che il nostro masochismo non arriverá a questo, la via del riscatto non parte dall'inno nazionale o dai colori del tricolore ma dalla nostra determinazione e dalla voglia di liberarci definitivamente di tutta la monnezza ingoiata in 150 anni. 



Nessun commento:

Posta un commento