giovedì 15 agosto 2013

La vendetta di Dios

Ventitre anni e quarantasette giorni dopo la sua ultima apparizione all'Olimpico, torna la nazionale biancoceleste a calpestare il prato romano in onore del papa e della fratellanza. Forse i quasi 24 anni hanno portato consiglio, ma non tutti hanno dimenticato l'accoglienza astiosa di quel 8 luglio del 1990, quando l'inno di un popolo amico, da sempre unito all'Italia e alla sua storia da un legame di sangue che varca l'oceano, fu beceramente fischiato e umiliato. Gli italiani hanno la memoria corta, si sa, ma i sentimenti vivono a lungo.
Quella calda sera di luglio, l'Italia tutta si schieró dalla parte della Germania, che vinse perché più forte, ma anche per l'aiuto dell'arbitro e coprí di insulti e vili improperi l'uomo simbolo di quella nazionale, che rispondeva al nome di Diego Armando Maradona, fino a quel giorno campione d'Italia e campione del Mondo in carica.                              

Foto dal sito: passionemaglie.it
Furono lacrime e fischi che toccarono da vicino anche il popolo di Napoli, accusato di aver tradito e di aver sostenuto il proprio idolo anziché i colori patrii nella semifinale che il destino aveva voluto proprio nel tempio di Diego. Se fu tradimento fu solo per amore, di quel piccolo uomo che arrivava dal paese in cui tanti connazionali avevano trovato casa e rifugio dalle miserie dell'Italia savoiarda. Furono soprattutto meridionali a lasciare la propria casa in cerca di un destino migliore in un paese lontano, espropriati in patria di ogni bene e prospettiva di vita migliore. Fu Napoli uno dei porti principali di quelle meste spedizioni, mentre la cittá vedeva, con l'abbandono di quella gente, perdere progressivamente prestigio, onore e ricchezza. Rimasero "gli occhi per piangere" e per vedere Torino, Milano e Roma accentrare su di sè potere  e ricchezza, a scapito delle terre dei Borboni.

Foto dal sito: calcio.fanpage.i
Maradona ridiede per qualche anno, siapur nel mondo del fatato prato verde, gioia e soddisfazioni al popolo partenopeo e forse al Sud intero. Dopo quei fischi capitolini, i destini del Napoli e Maradona caddero nel baratro della storia, declino del club, squalifica per droga per il giocatore, dissesto finanziario, tossico-dipendenza, fino al fallimento del Napoli e al collasso fisico di Maradona nel 2004. Fu la mano de Dios a salvare el Pibe dalla morte e la mano di un imprenditore abile a far risorgere la maglietta azzurra dalle ceneri di una cittá sempre più povera e in più usurpata dal dramma dei rifiuti.

Foto dal sito: tuttomercatoweb.com
Anno 2013: a fine luglio il Napoli ha annunciato l'arrivo di un asso dal Real Madrid, é argentino e ha 25 anni. A benedire il suo arrivo é stato proprio il Dio del calcio in persona, che in una lettera molto accorata ha investito Gonzalo Higuin come suo diretto successore al trono di Napoli. Il Pipita ha accolto l'investitura con orgoglio e al 24' minuto circa di Italia-Argentina ha raccolto un pallone di La Mela, ha aggirato due magliette azzurre con un tocco ad accentrarsi e ha scagliato la rabbia degli dei alle spalle di Buffon.


Evviva il re del calcio! evviva el Pipita!


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